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PREMESSA
Riunire sotto l’etichetta “Bisogni Educativi Speciali” un’ampia varietà di alunni può comportare il rischio di condurli nella sfera dell’“anormalità” o del cosiddetto “disagio”, è quindi importante porre attenzione a che tale definizione non sia utilizzata per accentuare differenze ma, al contrario, per stimolare tutti gli attori del percorso formativo ad adeguare gli strumenti e i metodi di analisi pedagogica, così da progettare ogni azione in modo sempre più personalizzato.
Tutti siamo contemporaneamente simili e diversi, ma solo il riconoscimento dell’altro come soggetto unico permette di garantire l’uguaglianza di fronte all’istruzione, alla formazione e alle opportunità della vita.
Dunque, tutti gli alunni, compresi quelli con disfunzionalità certificate, hanno bisogno di accedere al sapere e alla conoscenza, di sentirsi valorizzati e di poter contare su percorsi formativi rispettosi delle proprie caratteristiche personali e culturali.
Naturalmente tutti i docenti hanno in questo un ruolo fondamentale. Bisogni e diritti sono strettamente legati e la scuola deve configurarsi come un passaggio fondamentale nella formazione dei cittadini, dove ognuno deve ricevere opportunità personalizzate tali da mettere alla prova, consolidare e realizzare le proprie potenzialità.
Non si tratta semplicemente di attivare interventi individualizzati, ma di rispettare la pluralità delle differenze. Perché i bisogni educativi speciali sono bisogni universali, riscontrabili in ogni persona.
Una scuola inclusiva deve strutturare tutto l’ambiente formativo in modo tale che tutti gli operatori, dai collaboratori scolastici al personale amministrativo, dal personale tecnico a quello docente, possano creare e realizzare le condizioni per favorire l’espressione delle differenze.
PER APPROFONDIRE:
I documenti dell’IPS Olivetti Callegari:
PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIVITÀ
DAL WEB:
MINISTERO DELL’ISTRUZIONE:
https://www.miur.gov.it/web/guest/bisogni-educativi-speciali
ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA:
ORDINE DEGLI PSICOLOGI